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lunedì 29 aprile 2013

Abbiamo ascoltato per voi "Venere e Marte", Raf Ferrari 4tet, feat. Gabriele Mirabassi


RAF FERRARI 4tet feat. Gabriele Mirabassi

Venere e Marte
Raf Ferrari
Vito Stano
Guerino Rondolone
Claudio Sbrolli

Dodicilune Ed295
Se Venere e Marte simboleggiano amore e guerra, in questo concept voluto da Raf Ferrari  e quasi interamente da lui composto troverete sia amore che guerra, in forma di contrasti sonori: ma capirete che per Ferrari i contrasti non sono solo sinonimo di “lotta” ma anche rumori, armonie, intrecci, dialoghi, dovuti anche solo al semplice e naturale contatto che si crea nell’ interazione a due. I due in “Venere e Marte” sono di volta in volta simboleggiati dagli strumenti  in gioco (specialmente  il  pianoforte dello stesso Ferrari, il violoncello di Stano  e il clarino di Mirabassi), o dalla strutturazione del brano, o da accostamenti dinamici e timbrici. E per individuarne i giochi raffinati (ma tutt’ altro che sterilmente estetizzanti) bisogna ascoltarlo più volte. Perché al primo ascolto si rimane piacevolmente sorpresi dalla dolcezza delle linee melodiche e dall’ intensità di molti episodi che compongono ognuna di queste otto suites.  Sottesa però c’è sempre quella dualità, rappresentata in tanti modi diversi. In Hiroshima c’è un’ intro di violoncello quasi angosciosa che si intreccia poi anche in unisono con il suo alter ego pianoforte. Ma la dualità è anche nell’ alternarsi tra 4/4 e 7/4, e anche tra le lunghe note liriche del violoncello con la batteria incalzante di Sbrolli. 








In Bonjour Madame il meraviglioso clarino di Mirabassi canta inizialmente con sonorità mediorientali, toccando anche note crescenti e/o calanti lontane dal nostro educatissimo sistema ben temperato, ed evocando danze e piccoli ritornelli.  Gli strumenti si scambiano il compito di esporre  frasi tematiche molto chiare… e una volta imbastiti questi fili si tramutano in un  intreccio armonico e ritmico affascinante.  Così il contrabbasso di Rondolone può essere fonte ritmica con un ostinato, o cantare in un efficace solo, il violoncello può viaggiare all’ unisono con il clarino o fargli da contrappunto, e il brano  diventa multiforme, non solo nella struttura ma anche nella varietà timbrica, che ne ossigena la trama. 

Gabriele Mirabassi

Di questo respiro è ricco tutto il cd. Lo squalo topo, per citare un’ altra suite, non deve essere un essere rassicurante: il violoncello del bravissimo Stano lo affresca già inizialmente con un’ intro quasi descrittiva che sembra evocarne i movimenti sotterranei  (o sottomarini)  e gli inquietanti guizzi. Tanto inquietanti da arrivare alla citazione del tema del celeberrimo film “Lo squalo” di Spielberg: e di li parte l’episodio pregnante del pezzo, un rythm and blues garantito dal pianoforte su cui si adagia un tema piacevolmente stridente con quella base armonica così totalmente connotata.  Per poi approdare alla calma di un tempo lento, e ancora al blues più puro, disegnato perfettamente da  Rondolone e Sbrolli: quasi a sottolineare che ogni essere vivente, persino lo squalo topo, è composto di mille aspetti , che visti uno alla volta così alieni non sono. 


Raf Ferrari


L’ unico brano non composto da Ferrari è “Fou de Love”, di Angelo Branduardi, e anche qui la dualità tra Venere e Marte, Amore e Guerra,  ha una sua rappresentazione  nel dialogo all’ unisono e contrappuntistico tra le due entità clarino e violoncello, che quasi all’ improvviso si sdoppiano in un accordo dissonante. La bipartizione in “Capelli di sagoma” è  tra relax e accentuato dinamismo : un tema accattivante  molto lirico presentato dal violoncello, di stampo classico, stemperato e reso etereo dalla batteria di Sbrolli; e un episodio in trio che si quieta in un rallentato finale con stridori di fondo.

Claudio Sbrolli



Guerino Rondolone

Il vuoto  è la suite finale ricca  di spunti melodici, ritmici, timbrici abilmente costruiti. Inizialmente nostalgica, malinconica, dolce, un tema semplicissimo che passa da violoncello a pianoforte, mentre il contrabbasso e la batteria procedono regolari:  a parte un inserto di ¾ che è quasi un sussulto. Fino ad arrivare ad una mazurka ritmata dal violoncello , progressivamente sempre più intensa.  E infine Ferrari che disegna “ Someday my prince will come” , jazzistica, bella , eppure così personale.

Se i contrasti tra amore e guerra sono così armonici, vale la pena di provarli, almeno in musica...


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