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venerdì 1 giugno 2012

Quattro domande di una vaghezza da incubo a Luca Aquino




LUCA AQUINO
NATO A BENEVENTO, CAMPANIA.
STRUMENTO: TROMBA


Cosa significa la musica per te?

Ricordo perfettamente la profondità raggiunta nel mio animo al primo ascolto dei Doors. Prima di allora ero in superficie. Poi il soffio di Chet. I miei due primi amori. La musica può diventare anche il più bel lavoro al mondo se, con professionalità, dedizione e con le giuste riflessioni ma senza prendersi troppo sul serio, si raggiunge la consapevolezza dei propri limiti e della propria forza. Ci si deve mettere a disposizione di essa, non viceversa. Bisogna sognare ma quando poi invece ci si convince che un'esibizione su un palco gettonato o un album con una major possa farti diventare Miles e cambiarti la vita, sei fregato. Almeno nel jazz.

Cosa provi suonando la tromba? 
Mi rilassa. Soffiare è il mio metodo catartico, specialmente da solo in casa o in un luogo con un bel riverbero acustico. Cosa ben diversa sul palco, quando il suono viene filtrato dai monitor. Dal vivo, specialmente negli spazi aperti, il feeling con lo strumento ne risente e non ci si libera dalle tensioni.

Cosa è la Campania per un campano? 
Per il campano non campanilista che è in me, è un territorio sottovalutato, sfruttato e deplorato. Girando il mondo mi accorgo, purtroppo, che il mio territorio non è proprio il paradiso. La mia città è tra le poche oasi felici in Campania ma comunque non è il massimo. La cultura, ad esempio, viene gestita male e, tranne rarissimi casi in prima linea solo sagre. In questo momento sono abbastanza sfiduciato. Due anni fa ho ideato e curato la direzione artistica di un grande festival, con finanziamenti europei gestiti dalla Regione, ed è ancora in atto un iter burocratico farraginoso, alla rincorsa di documenti smarriti e mai o mal archiviati da funzionari pubblici incompetenti che trascorrono la giornata tra pause-caffè e barzellette. Ovviamente la musica vince sempre e un giorno riorganizzerò Riverberi!


Perché hai scelto il Jazz?
Per sentirmi libero di essere giudicato.










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