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martedì 17 luglio 2012

Quattro domande di una vaghezza da incubo a Enrico Pieranunzi




ENRICO PIERANUNZI

NATO A ROMA 
STRUMENTO: PIANOFORTE



Cosa significa la musica per te?
Cercare i numeri del mistero, trovare e raccontare il mio me sconosciuto

Cosa provi suonando il pianoforte?
Come essere accarezzato da una delicata mano femminile, come veder sorridere un bambino.

Cosa significa Roma per un romano (de Roma?)(da sette generazioni, n.d.r. )
Albe e tramonti indicibili,l’odore della storia,lo spirito intelligente del  latino dentro una lingua che è più madre di tutte;la decadenza infinita, l’impero dell’oblìo, essere stati  al centro del mondo, credere ancora di esserlo ed esserne del tutto fuori;l’al di là che struscia ogni momento  contro l’al di qua, il tempo eterno che t’abbraccia e ti  paralizza;i  bar-teatrini   pieni di ‘e cche te pare che io...’,resistere in solitudine ai  ‘ma lascia perde, ma che tte frega...’
o ai  ‘ma chi t’o’ fa ffà’...;i suoni delle serenate e delle canzoni romane di mio padre, la voce di mia madre che quando la pasta era pronta mi chiamava dieci volte e  più volte per  staccarmi dai dischi dei Jazz Messengers;
la voglia di andarsene perché come ha scritto Ennio Flaiano“si vive in questa città troppo bella amandola, maledicendola,  proponendosi ogni giorno di lasciarla e restandoci”


Perché hai scelto il Jazz?
Ci siamo scelti... prima m’ha scelto lui, poi l’ho scelto io. E quando l’ho scelto e’ stato per sempre, perché dentro  al jazz c’è il corpo del corpo, e dentro al corpo c’è tutto il mondo e di più... c’è il tamburo originario e c’è,  soprattutto,   il blues, un mantra nascosto di miele e d’amaro, di vita e più vita, di  gioco e di gioia, di senso e di sesso.

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