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venerdì 22 febbraio 2013

Quattro domande di una vaghezza da incubo a Yuri Goloubev


YURI GOLOUBEV

NATO A MOSCA (RUSSIA)
STRUMENTO: CONTRABBASSO



Cosa significa la musica per te?

Cosa può essere la musica per un musicista? Penso che sia il caso che io ti racconti qualcosa della mia "storia".
Mia madre ha studiato il pianoforte presso uno dei più importanti conservatori dell’Unione Sovietica, l’Istituto Gnessin di Mosca; mia nonna - presso un altro grande conservatorio, quello di Rostov sul Don, la sua città natale, il pianoforte anche lei. Mio nonno (padre del mio papà) era un compositore di musica classica e fu ucciso in Seconda Guerra Mondiale, il mio padre invece – pur essendo un professore universitario – suona il pianoforte da dilettante. Inutile dire che avevamo un mezzacoda sia a casa della famiglia di mia mamma che in quella di papà.
Quando il bambino sin dalla nascita sente i suoni ed è circondato dalle partiture e poi – all’inizio, per curiosità – mette le mani sul pianoforte…cosa la musica diventa per il bimbo? Lui si trasforma – all'inizio - in un piccolo compositore, e poi –in un giovane pianista! Quest’era la mia strada. Poi, ancora a giovanissima età, il mio interesse nei confronti della composizione mi portò anche ai seminari specializzati tenuti dall'Unione dei Compositori dell'URSS dove partecipavano i professionisti che mi superavano d’età di almeno 4 volte! Comunque, per qualche strano motivo, l'ingresso mi fu concesso, ed è stata un'esperienza interessantissima e molto stimolante.
Quando ebbi 7 anni, mia madre mi portò in una scuola di musica per bambini. La frequentai per un paio d’anni, e lì si che mi divertii per davvero, ad esempio, a scrivere il dettato melodico dopo averlo sentito non più di 3 – 4 volte, e all’ultima, ottava volta (l'insegnante lo suonò di solito 8 - 9 volte, lo "standard industriale"), averlo trascritto in 2 -3 tonalità diverse e pure armonizzato con delle opzioni, ecc. Dopo due anni – visto il mio interesse e, probabilmente, anche queste mie capacità, mia mamma mi portò in una scuola altamente specializzata, sempre per bambini, però già di livello professionale, affiliata allo stesso Istituto Gnessin dove lei studiò. Lì, la professoressa, dopo avermi esaminato, disse (e questo momento me lo ricorderò per
sempre): “No, questo bimbo non è per noi, è per la ZMSH”! ZMSH (in Russo – Zentralnaja Muzikalnaja Shkola, la Scuola Centrale di Musica) era l’istituzione più famosa in assoluto, dove il livello - sia degli studenti che degli insegnanti - era il più elevato di tutte le scuole in tutto il paese (infatti, questa scuola veniva frequentata anche da molti studenti occidentali),  entrarci era considerato un po’ una “mission impossible” causa questo livello altissimo e le esami complessi e molto rigidi. La scuola era affiliata al Conservatorio Statale Caikovsky, e molti insegnanti erano allo stesso i professori del Conservatorio.
Andai lì a dare l’esame del pianoforte, e mi chiesero:
·         “Allora, che cosa hai preparato, che repertorio hai studiato?”
·         “Beh, non ho preparato nulla…”
·         “???”
·         “Però potrei improvvisare qualcosa al pianoforte”
·         “OK…”
I membri della giuria furono evidentemente sconvolti, ma lo diventarono ancora di più quando – dopo aver suonato qualcosa – esclamai:
·         “Però del pianoforte me ne sono molto stufo, vorrei studiare l’arpa!”
Per l’arpa non c’era posto - avevano il principio di mantenere solo un allievo per ciascun anno, ed io non volevo perderne uno (stavo entrando direttamente in terzo anno, e c'era un posto in secondo). A questo punto avevano suggerito di provare il contrabbasso – come una sorte di sperimentazione. Lo accettai, tanto “me ne fregava” poco, perché innanzitutto ero comunque interessato a composizione: ma purtroppo la scuola non offriva questa disciplina.
Tra parentesi, già anni dopo, mi ero pentito molto di aver abbandonato il pianoforte (lo abbandonai in modo definitivo all'età di 18 anni dopo essermi diplomato alla Scuola Centrale, anche se poi lo suono in due dei miei album). Pianoforte fu il secondo strumento "obbligatorio" nella Scuola, e poi accadde una cosa interessante: gli esami erano valutati da 1 a 5 (non a 10, come qui da noi). Nei casi eccezionali, si poteva arrivare a 5+ (sarebbe “10 e lode”, immagino). Avevo ricevuto 5+ quando mi diplomai al contrabbasso, però…5++ al pianoforte (era obbligatorio diplomarsi anche in pianoforte): era l’unico caso del “doppio plus” in tutta la storia della scuola fondata negli anni ‘30! Devo dire che già all'ora diventavo ben orientato verso il jazz - come pianista: il mio "repertorio" spaziava da qualcosa come il Concerto di Gershwin alle trascrizioni di Chick Corea e Dave Brubeck. Amavo anche Bach (soprattutto le sue Partite) - una passiona tipica per i jazzisti...
Tornando al basso, praticamente non lo studiavo fino all’ottavo anno che era il cosiddetto “l’anno di concorso”: ci caricavano con una valanga di esami approfonditi cercando di “cacciare via” gli allievi non  idonei. Suonai il contrabbasso malissimo ed ebbi tanta paura di finire in quei “fogli di via”, ed iniziai dunque a studiare seriamente proprio quell'anno, spinto da una palese paura. Finii ad appassionarmene, soprattutto quando suonavo nelle orchestre sinfoniche (andai a sentire i concerti sinfonici almeno 2 volte a settimana!).
Sono allo stesso tempo molto riconoscente al contrabbasso perché mi ha concesso di realizzare un’ottima carriera con tante soddisfazioni prima nella musica classica, e già da anni “mi sta dando una grossa mano” nel jazz! Comunque, probabilmente, non sono mai diventato un “contrabbassista allo stato puro"...temo di esser rimasto un pianista nell'anima. Magari così si spiega il mio approccio al fraseggio musicale, soprattutto negli assoli...

Cosa provi suonando il contrabbasso?

A parte che trovo sia un bellissimo strumento,  per me è anche un ottimo strumento per verificare i miei limiti e capire su che cosa si deve ancora lavorare. Una delle cose più belle nel jazz è la possibilità (e la necessità) di una crescita continua.  Poi, come contrabbassista, ho avuto fortuna di collaborare con alcuni musicisti davvero stupendi: suonarlo in quegli ambiti è estremamente gratificante a livello musicale. Ad esempio, sono felice di continuare una lunga collaborazione con il fantastico giovane pianista britannico, Gwilym Simcock, abbiamo già realizzato 7 album insieme, e in questo marzo il nostro duo verrà registrato dal vivo in concerto a Schloss Elmau in Germania dalla famosissima etichetta tedesca, ACT, e ne sono molto fiero e contento.
Uno degli aspetti negativi è, ovviamente, la necessità di portare lo strumento con se. Non suono quasi mai gli strumenti noleggiati, e non comprendo molto le scuse e le ragioni di tanti musicisti che non portano il loro basso in giro. Vedo in questo piuttosto un modo di facilitarsi la vita - ovviamente, tranne i casi quando sai bene che cosa trovi sul posto e sei sicuro che vada comunque bene, e tranne qualche eccezione dovuta ai vari tipi di "forza maggiore".  Salire sull'aereo soltanto con una valigia a mano sarà decisamente molto comodo, ma se poi sul palco trovi un mostro con le corde che distano  un chilometro dalla tastiera (che non sarà nemmeno di ebano), a volte con le crepe aperte, ecc. - il risultato sarà triste ed imbarazzante, da un lato.  Dall'altro suonare al di sotto del proprio livello vuol dire imbrogliare il pubblico che ha pagato l'ingresso per sentire un concerto bello. Non ne vale la pena.
Devo ammettere che le compagnie aeree fanno molto per rendere la nostra vita ancora più difficile. Una delle cose più vergognose è che la compagnia di bandiera, Alitalia, divieta il trasporto dei contrabbassi - tranne come cargo spedito separatamente. Per un paese con il patrimonio culturale così ricco come Italia, è una cosa imperdonabile. Ad esempio, sul sito della British Airways ci sono molte limitazioni (peso, dimensioni...), però poi appare la scritta: "I contrabbassi verranno accettati comunque"! Beh, c'è da dire che in si trova anche una fantastica fondazione, Jazz Services. Quando pubblichi un CD e vuoi fare un tour per presentarlo in giro, puoi chiedere il loro supporto finanziario, e spesso ti danno qualcosa, il che diventa un grande aiuto: puoi accettare qualche data pagata scarsamente perché hai comunque ricevuto i contributi proprio per coprire i cachet bassi! Dobbiamo imparare certe cose a livello culturale anche noi...

Cosa  è la Russia per un Russo?

Ah, sono appena stato a Mosca per qualche giorno! Ci torno raramente, e ogni volta rimango stupefatto! Il paese sta cambiando moltissimo, non è più la Russia/Unione Sovietica che conoscevo; a dir verità, ogni volta che ci vado, mi sento uno straniero. Vivo in Europa da più di 8 anni, e la lingua Russa non la parlo quasi più, non so neanche in che lingua penso (sarà un misto tra l’italiano e l’inglese), e quindi adesso anche i moscoviti mi prendono per un estraneo, cercando di parlare con me lentamente - magari non capisco bene! La situazione più divertente in assoluto mi è capitata quando un signore che non mi conosceva, dopo aver parlato con me per  5 minuti, mi ha detto: “Complimenti per il suo Russo, è davvero ottimo”! Si vede che cambia sia la lingua, che probabilmente anche la mia pronuncia…
A parte di questo, devo dire che i miei colleghi di Mosca sembrano di vivere proprio bene, notevolmente meglio di noi in Italia, la crisi non la sentono, i guadagni sono molto (molto!) alti rispetto a noi (attenzione ai prezzi però: una tazza di the può costare fino a 8 euro!)C’è davvero tanto lavoro in giro, e mi chiedo se in parte questa situazione non sia dovuta al fatto che la Russia ha mantenuto il rublo anziché entrare nella zona dell'euro...

Perché hai scelto il Jazz?

Una cosa curiosa è che avevo iniziato a suonare jazz al pianoforte molto prima che al contrabbasso.  Avevo sempre qualche timore di approcciare il basso con questo genere... come contrabbassista, ero "allenato" in modo troppo classico. Poi, ovviamente, il timore mi è passato - piano piano - nella seconda metà degli anni '90.
Beh, a un certo punto si devono fare delle scelte. Non puoi continuare a lavorare in un’orchestra e diventare un vero jazzista. Non credo che uno possa fare tutte e due le cose bene. Infatti, la storia conosce pochissimi esempi di musicisti che sono/erano ugualmente bravi in tutti e due i campi (anche se la maggior parte dei noti jazzisti di oggi hanno la formazione classica!): Benny Goodman, Eddie Daniels, Wynton Marsalis, in parte Jarrett…è non è per caso così.
Volevo quindi davvero approfondire e studiare seriamente il jazz che veramente amo e considero la mia vocazione, almeno in grande parte. Era “un salto nel vuoto”: lasciai lo stipendio fisso, l'eventuale pensione, i tour pianificati con più di un anno di anticipo nelle sale più prestigiose del mondo, la casa…però fu una decisione giusta. Se inizi a capire che una cosa ti interessa veramente sul serio e sei ancora abbastanza giovane per "buttarti" , se non lo fai, stai rischiando di diventare un “vecchio frustrato” dei quali la terra è piena, purtroppo.  Mia (ex)moglie è di Milano, e quindi questo particolare mi ha dato un'ulteriore spinta di lasciare tutto.
Ti racconto di un mio amico di più o meno mia età. Lui - fino al 2004 - era uno dei  top manager nel campo di telecomunicazioni lavorando per le aziende grosse come Nokia, Lucent. Essendo anche appassionato del volo,  aveva un suo piccolo aereo a elica (ed una volta abbiamo fatto insieme un giro sopra San Pietroburgo, la sua città natale - bellissimo!), e mi sempre diceva: "eh, magari un giorno dovrei mollare tutto e andare negli USA per ottenere un brevetto professionale"! C'è anche da dire che aveva una famiglia - moglie e due figli. Poi, il mio trasferimento in Italia l’ho portato a pensare: "OK, Yuri ha fatto questa mossa, quindi anch'io ce la devo e ce la posso fare!" Ha iniziato di bussare diverse porte, ed alla fine l’hanno preso nella scuola di volo di Aeroflot, la compagnia di bandiera, lì ha fatto un corso di conversione, alla fine del corso ha dovuto superare molti esami davvero difficili, diventando quindi un stagista (terzo ufficiale) sul Tupolev 154, poi il co-pilota, poi - co-pilota dell’Airbus, poi - comandante, e da circa un anno Sasha è il comandante-istruttore sull'A319-320-321! Una carriera davvero impressionante e veloce, e poi un ottimo esempio, no?

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