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martedì 3 aprile 2012

Abbiamo ascoltato per voi: Leonardo De Lorenzo, "Pictures"





Leonardo De Lorenzo: “Pictures”

Skidoo Records
Vincenzo Saetta: Sax alto

Nicola Andrioli: piano
Marco de Tilla: contrabbasso
Leonardo De Lorenzo: batteria


Ha ragione Emanuele Cisi nelle sue note di copertina a parlare di questo cd come di un lavoro scevro da inutili tecnicismi.  “Pictures” è jazz tutt’altro che criptico, tutt’altro che muscolare, tutt’altro che arroccato nella stucchevole (e ormai affollatissima) nicchia della “musica di nicchia”, che sembrerebbe essere il lasciapassare per essere considerati “innovativi”.  Sembrerebbe, perché oramai gli artifizi per accreditarsi come innovatori sono sempre gli stessi.
Il Jazz è innovativo di per se, se non si voglia compiere un’operazione di ricostruzione didascalica di periodi precisi del mainstream, adottandone via via stilemi riconoscibili: per innovare occorre semplicemente avere freschezza d’idee, sia a livello compositivo sia di approccio allo strumento, e fare musica quando si sente di esprimere qualcosa di proprio attraverso la musica stessa.
Passando attraverso tutti i brani di questo cd intenso, ben costruito e soprattutto ben suonato cd si ascolta musica che appare emotivamente sincera.  E perché il messaggio arrivi, di certo è occorsa padronanza dei mezzi tecnici ed anche espressivi. 
Il tempo in 5 di “Dragonfly” alterna momenti di dinamismo con altri più introspettivi deputati al piano solo di Andrioli.  La batteria è fulminante, un treno incorsa ma è totalmente inserita nell’atmosfera totale.  Il sassofono di Saetta e il contrabbasso di de Tilla s’inseguono proficuamente per tutto il brano: energia non significa chiasso.
Se in “Ciccio” il tema, semplice, si posa su accordi non certo scontati eppure familiari, che rendono empatico l’ascolto, in “Happiness Vamp” la batteria di De Lorenzo disegna certamente gli accenti dispari, ma oltre al ritmo affresca con cura anche i colori.
Anche i sax di Giulio Martino sono perfettamente inscritti nel flusso e nel clima del disco, in cui ogni musicista dona la sua personalità arricchendo il clima complessivo di musica tersa e non certo esile o evanescente. 
In “Luce nel tuo sorriso” è tutto molto orecchiabile, impiantato in maniera cristallina:  sono i musicisti che fanno “jazz” questo brano, ed è la loro personalità che emerge, così come in “Teresa”, pieno,  (o forse dovremmo dire piena) travolgente e densa di forza e dolcezze inaspettate. Per quanto è percussivo il pianoforte tanto è “armonica” la batteria, che sa come esaltare gli altri senza rimanere in ombra.  Sono i piatti a rendere magica la “Ninna Nanna”, tintinnando così come piace ai bambini… eppure non si sconfina nel mellifluo . E’ una Ninna Nanna che non narcotizza, ma rasserena perché piena delle gioie di una giornata che chiama il sonno ristoratore di cose fatte e non certo dimenticate. Niente inutili criticismi, temi e tessitura armonica, e dinamiche tese alla comunicatività.  Niente di semplice, però, attenzione: ci vuole mestiere e bravura per fare musica che arrivi diretta a chi ascolta. 


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