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venerdì 16 marzo 2012

Una birra con... Marta Raviglia

Una voce per il Jazz quella di Marta Raviglia ma anche una cantante sperimentatrice, alla ricerca di interazioni sempre nuove con diverse realtà musicali, tipi di organico, forme sonore: dal duo (voce trombone, inusuale intreccio di timbri inaugurato con Tony Cattano, nel progetto "Vocione", per Monk Records) al quintetto, ma ha cantato anche in orchestra, con  Franco Ferguson & John Tchicai, in quartetto, in progetti teatrali .  La sua attenzione si rivolge anche alle arti figurative, alla letteratura.  Di certo un' interprete non convenzionale: ci piace per questo e per la sua continua curiosità che non fa che arricchirne le risorse musicali, che poi lei rimescola e ricrea in nuovi progetti.   Vulcanica e vitale, ecco come ha risposto alle nostre domande!!!! D,D & Marta Raviglia, leggete un po'...














Luogo di nascita:

Sono nata a Colleferro (Roma) perché a Segni (Roma), paese in cui la mia famiglia ha sempre vissuto, e in cui io sono cresciuta, non ci sono ospedali.

Età:
Il prossimo ventiquattro aprile compirò trentadue anni.

Vivi a?
Anagni (Frosinone).

Birra preferita
Sono completamente astemia.

Vino rosso o bianco?
Vorrei tanto poter rispondere…

Piatto preferito:
Baccalà in guazzetto, piatto tipico del mio paese con baccalà, pomodori, cipolle, patate, peperoncino, sale e olio extravergine d’oliva.

Colore preferito:
Rosso.

Squadra del cuore:
Non sono un’appassionata di calcio e non lo seguo affatto, ma quando mi viene rivolta questa domanda non posso che dire: «Forza Roma!»

Il disco che ti ha fatto innamorare del jazz:
‘Money Jungle’ (Blue Note, 1963) del trio di Duke Ellington con Charles Mingus e Max Roach.

Il jazzista che più ti ha ispirato
Mi costa molto rispondere a questa domanda perché i musicisti che amo sono tantissimi: tuttavia, se proprio devo circoscrivere il campo d’indagine, posso affermare senz’altro che la mia ‘sacra trimurti’ jazzistica è composta da Duke Ellington, Thelonious Monk e Charles Mingus.

Quale musica da ascoltare oltre al jazz?
Tutta. Dalle grida degli sciamani della foresta pluviale, al canto straziante e liberatorio di Billie Holiday e Rosa Balistreri. Dai potenti ‘riffs’ dei Soundgarden e dei Queens of the Stone Age alle melodie sghembe dei compositori del Novecento storico. Dall’electro-dance patinata degli Air e dei Röyksopp, al soul verace di Stevie Wonder e Michael Jackson. Dal punk riottoso dei Clash e dal rock granitico dei Motorhead, alle voci angeliche di Emma Kirkby, Patricia Petibon e Norma Winstone. Dalle evoluzioni armolodiche di Ornette Coleman e dagli sproloqui faringo-tracheali di Mike Patton, ai madrigali di John Dowland. La musica mi piace proprio tanto!

Ultimo libro letto:
‘1Q84’ di Murakami Hakuri (Einaudi).

Libro indimenticabile
‘Memoriale del Convento’ di Josè Saramago (Feltrinelli).

Ultimo film visto:
‘Four Rooms’ di Allison Anders, Alexandre Rockwell, Robert Rodriguez e Quentin Tarantino. Lo ammetto: sono arrivata con un bel po’ di ritardo sulla tabella di marcia…

Film indimenticabile:
‘Dead Man’ di Jim Jarmusch.

Città o campagna:
Campagna, perché sono figlia della ‘wilderness’.

Il tuo primo progetto:
Il quartetto a mio nome che ancora sta in piedi e col quale a breve pubblicherò un nuovo disco.

Il tuo progetto attuale:
Oltre al già citato quartetto, faccio parte di diverse formazioni in piena attività: Vocione, duo col trombonista Tony Cattano; il duo con il cantante Manuel Attanasio, il trio romantico con Pierluigi Balducci e Maurizio Brunod; Mansarda, quintetto di improvvisazione con Henry Cook, Giacomo Ancillotto, Roberto Raciti e Francesco Cusa; il duo con la pianista classica Cristina Biagini. Sono, poi, membro del Collettivo Franco Ferguson. Di recente, infine, ho intrapreso una collaborazione col polistrumentista valdostano Simone ‘Momo’ Riva la quale produrrà un disco, molto vicino alla popular music, entro la fine dell’anno.

Progetto sogno nel cassetto:
Un disco rock con i musicisti della scena di Seattle.





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