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giovedì 7 luglio 2011

“Odio l’ estate”: Joona Tovainen Trio e Dan Kinzelman Quartet a Villa Carpegna

Il Festival “ Odio l' Estate ” a Villa Carpegna ha aperto ieri sera con due concerti molto suggestivi, nell’ ambito della rassegna “ Cam Jazz Night ”, in cui la prestigiosa etichetta Cam Jazz presenta i giovani artisti della propria scuderia, e che continuera’ stasera con i “Sun Trio” e con il quartetto del trombettista Fulvio Sigurta'

                                                                   
Primo concerto italiano per il “ Joona Toivanen Trio ”: Joona Toivanen, pianoforte; Tapani Toivanen, contrabbasso; Olavi Lohivuori, batteria, che hanno presentato il loro cd “At my side”.  Giovani, coesi, creativi, tecnicamente impeccabili ed espressivi, questi tre giovani artisti finlandesi hanno scardinato durante questo concerto francamente bellissimo, ogni stereotipo sulla presunta freddezza della musica nordica.  Tra atmosfere armoniche indefinite, dinamiche di sottile finezza, con progressivi intensificarsi e rarefarsi di volumi ma anche di spessore sonoro, contrasti tra reiterazioni di spunti tematici sfondo ad improvvisazioni di grande creativita’, un’ ora di musica e’ trascorsa in un soffio lasciando la sensazione di essersi imbattuti in un trio che fara’ molta strada ancora, regalando jazz di altissimo livello.  Suoni nuovi ma non traumaticamente di rottura: un grande amore per tanta musica ascoltata con attento rispetto e poi metabolizzata e tenuta come fondamento di suggestioni nuovissime e fresche.  Il pubblico ha ascoltato sette brani, tutti stilisticamente di pregio, ognuno fortemente connotato, in una atmosfera tutt’ altro che uniforme. Joona Tovainen e’ pianista molto espressivo, che utilizza tutta la gamma delle dinamiche possibili, ma anche nei “fortissimo” mantiene un suono rotondo, dolce; l’ andamento dei brani e’ stato in molti casi a struttura circolare, con episodi sonori alternati.  In questo clima ha stupito per grazia, bravura, creativita’, totale assenza di prevaricazione la batteria di Lohivuori: un continuo proporre idee, una miriade di suoni che sono emersi in tutta la loro chiarezza pur rimanendo totalmente intrecciati con pianoforte e contrabbasso.  Granitico come precisione, leggero come una farfalla quando occorreva leggerezza, pieno ma mai secco nei momenti più intensi.  Difficile trovare una tale eleganza, per uno strumento cosi’ potenzialmente “pericoloso”, soprattutto in trio.  Cosi’ come il contrabbasso di Tapani Toivanen, prezioso a tal punto di rendere brani come “El Castillo” un flusso continuo di suoni in cui non si distinguono più le divisioni tra una battuta e l’ altra, o magari toccando note “spagnoleggianti” (altro che freddo nord!) in “Mistakes”, e rendendo magicamente variabili persino gli ostinati ritmico melodici.  Non c’e’ che da augurarsi che questo sia il primo di numerosissimi concerti in Italia, un paese che ha estremo bisogno di novita’ e freschezza.
                                                                                                               

Anche il secondo concerto, quello di Dan Kinzelman, saxtenorista statunitense che abbiamo gia’ apprezzato insieme al pianista Giovanni Guidi, ha mostrato quanto jazz nuovo ci sia da ascoltare, se si svirgola rispetto ai soliti noti. 
Clima diverso rispetto al Joona Tovainen Trio, atmosfera con sonorita’ più esplicite e sanguigne, ma grande classe anche in questo caso, e un feeling palpabile tra Kinzelman, Alfonso Santimone al pianoforte, Joe Remher al contrabbasso e Stefano Tamborrino alla batteria.  Kinzelman ha indiscutibilmente un bellissimo timbro, che colpisce persino nei “pianissimo”, molto sonori anche nel volume soffiato tanto da diventare poetici, ed un fraseggio accattivante: orecchiabile ma niente affatto semplice, in alcuni momenti questo giovane e sorprendente sassofonista sa risultare persino aspro ma senza mai diventare completamente atonale.  Per tutto il concerto ha instaurato un canale comunicativo soprattutto con il pianoforte, strutturando dialoghi in forma di domanda e risposta, e creando con tutto il quartetto vere ondate sonore, flussi di volumi gradualmente cangianti,  fino ad arrivare a momenti quasi ipnotici.  Notevolissimo Kinzelman anche quando al clarinetto si immerge in un “jazz waltz” introspettivo, dal tema melodico dolce, poetico, curatissimo nelle dinamiche.
In un’ ora di musica  questo quartetto ha riversato nell’ aria una grande  materiale sonoro in quanto a spunti tematici, composizioni improvvisate, cambi di registro, episodi solistici, scambi di ruoli, come e’ bello che avvenga in un concerto di Jazz. 

Daniela Floris

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